top of page

La Frana del 1922

La tragica frana che ha colpito il pittoresco paese di San Fratello rappresenta uno dei momenti più bui della sua storia, lasciando una cicatrice indelebile nella memoria della comunità e richiedendo un'intervento tempestivo e coordinato per affrontare le gravi conseguenze.

​

Le prime notizie della tragedia giunsero al ministero dell'interno a Roma tramite un telegramma proveniente da Messina, descrivendo una situazione di devastazione senza precedenti. La frana, innescata dalla corrosione delle rocce causata dalle acque, aveva improvvisamente inghiottito gran parte delle abitazioni del paese, tra cui edifici di importanza storica e culturale come la Cattedrale e il Municipio. La gravità della situazione era resa ancor più drammatica dall'assenza di informazioni precise sul numero di vittime e feriti, lasciando presagire una tragedia di proporzioni immani.

​

Le successive comunicazioni provenienti da Messina dipinsero un quadro ancor più cupo della situazione. La frana, inarrestabile nel suo movimento, minacciava di colpire anche altre parti del paese, costringendo le autorità a evacuare le zone a rischio e a organizzare una fuga disperata per migliaia di abitanti. L'opera di soccorso si svolse in un clima di emergenza e disperazione, con l'arciprete del paese e il capitano dei carabinieri che si distinsero per il loro coraggio nel salvare vite umane e ridurre il numero di vittime.

Nonostante gli sforzi eroici delle autorità e dei soccorritori, il bilancio della tragedia rimase comunque pesante: centinaia di abitazioni distrutte, strutture pubbliche crollate e la perdita di vite umane, tra cui quella commovente di una anziana e del suo figlio, morto nel tentativo di salvarla. La devastazione colpì anche edifici di rilevanza storica e culturale, come la villa del generale Di Giorgio e quella dell'ex-consigliere provinciale cavaliere Nucifero, portando ulteriori perdite materiali e culturali alla comunità.​

Le autorità locali e nazionali si mobilitarono rapidamente per fornire assistenza alle vittime e avviare le operazioni di soccorso e di ricostruzione. Le prime ore dopo la tragedia videro l'arrivo sul luogo delle autorità militari e civili, che portarono viveri, materiali e sostegno umano per affrontare l'emergenza. Tuttavia, la strada verso la ripresa sarebbe stata lunga e difficile.

​

La comunità di San Fratello dimostrò una straordinaria resilienza nel far fronte alle avversità. Nonostante il dolore e la perdita, gli abitanti si unirono nella solidarietà e nell'aiuto reciproco, lavorando insieme per ricostruire il loro paese e riprendere le loro vite. L'aiuto e il sostegno arrivarono da ogni parte, con donazioni e volontari che si unirono agli sforzi di ricostruzione, testimoniando la forza e la determinazione di fronte alle avversità.

La Frana del 2010

5.jpg

La frana del 14 febbraio 2010 rappresentò un'altra terribile prova per la comunità di San Fratello, riportando il paese nel caos e nella disperazione. Dopo ottantotto anni dalla catastrofe del 1922, quando una collina si era improvvisamente scagliata contro il paese, cancellandolo letteralmente dalla mappa, il terreno tremò nuovamente sotto i piedi degli abitanti, spingendoli a una fuga precipitosa per mettersi al sicuro.

​

La tragedia cominciò a manifestarsi sin dalle prime ore del giorno, quando una serie di intense piogge riversatesi sulla regione per due giorni consecutivi avevano saturato il terreno, minando la stabilità delle colline circostanti. Con una rapidità spaventosa, la terra cominciò a franare, divorando strade, edifici e qualsiasi cosa si trovasse sul suo percorso.

Gli abitanti furono costretti ad abbandonare le loro case in tutta fretta, mentre il sindaco Salvatore Sidoti Pinto, con un misto di sgomento e impotenza, dichiarava la situazione drammatica e invitava la popolazione a mettersi in salvo. Le autorità locali erano impotenti di fronte a una catastrofe di tale portata, costrette a guardare impotenti mentre il paese veniva inghiottito dalla voragine.​

La gente fuggì da San Fratello con le poche cose che riuscirono a prendere al volo, cercando rifugio presso parenti o amici nei paesi vicini. Il ricordo ancora fresco della tragedia di Messina, che aveva visto 37 persone perdere la vita a causa di una frana simile, alimentò il panico e la paura tra gli abitanti, spingendoli a una fuga precipitosa per mettersi al sicuro.

Il paese, una volta fiorente e pieno di vita, divenne un luogo fantasma, con le strade deserte e le case vuote, segnate dalle crepe profonde che si erano aperte nei muri. La chiesa madre, già danneggiata dal crollo del 1922, vide aprirsi una nuova spaccatura nel suo tessuto, mentre la statua del santo protettore, San Nicola, veniva trasferita dalla sua dimora alla piazza del paese, in un gesto di supplica e invocazione di protezione.

Le operazioni di soccorso furono avviate immediatamente, con il coordinamento della Protezione Civile provinciale e l'arrivo sul posto di ambulanze e squadre di volontari. Tuttavia, la situazione era estremamente critica, con il fronte della frana che si allargava a vista d'occhio e il terreno che continuava a cedere sotto il peso delle piogge incessanti.

​

Il sindaco e gli altri amministratori locali lanciarono un appello urgente alle autorità nazionali e regionali, chiedendo interventi coordinati e tempestivi per affrontare l'emergenza. La provincia di Messina non era l'unica ad essere colpita dal maltempo, con danni gravi segnalati anche nell'Ennese, nel Trapanese e in altre zone della regione, dove strade, linee ferroviarie e aziende agricole erano state devastate dalle forti piogge e dalle frane.

ROCCAFORTE (1).jpg

La frana del 2010 fu un'altra terribile prova per la comunità di San Fratello, ma come già accaduto in passato, gli abitanti dimostrarono una straordinaria resilienza e solidarietà, unendosi per affrontare insieme le avversità e cercare di ricostruire le proprie vite, anche se la paura e il dolore per la tragedia rimasero a lungo impressi nella memoria di tutti.

bottom of page